JB era sulla montagna. Camminava sul sentiero e non sentiva il bisogno di allungare la mano verso le rocce alla sua destra. Improvvisamente si levò un vento da nord-est: non era fortissimo, ma era... JB cerò la parola... significativo. Certamente non al punto di far...
Neanche a farlo apposta, in quel momento avvenne. Davanti a sé vide Carlo colpire con violenza lo zaino di una ragazza - non ricordava il nome - che gli stava vicino. Il colpo, pensò JB, unito al vento, avrebbe potuto farle perdere l'equilibro: si figurò la scena, la ragazza che rotolava giù nella scarpata, Carlo che doveva spiegare ai genitori che l'aveva involontariamente buttata di sotto... per schiacciare una zanzara gigante. Non riuscì a trattenere un sorriso, per l'ironia dell'intera vicenza, ma sentì anche il familiare formicolio alle gambe, tipico (ma non solo) di quando una scena tragica si insinuava nella sua mente - anche se era inventata.
Ovviamente ("Ma mica tanto ovviamente", pensò JB) la ragazza non cadde nel burrone: si limitò a voltarsi e a donare un sonoro schiaffo a Carlo. E la zanzara gigante ovviamente non era una zanzara gigante, bensì un'innocua tipula - "papà gambalunga", la chiamava Alastair, il loro amico inglese.
Ma il vento continuava a soffiare, a spirare, e allora JB azzardò che forse quella era l'ispirazione che cercava.
lunedì 8 febbraio 2010
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